Der Begriff der Toleranz hat manchmal eine negative Bedeutung, denn, wie Norberto Bobbio argumentierte, bedeutet Toleranz im negativen Sinne die Fähigkeit, etwas zu ertragen, das schädlich sein könnte.
Wir wollen jedoch von einem positiven Aspekt des Begriffs “Toleranz" handeln: die religiöse Toleranz. Die religiöse Toleranz ist die Bedingung, unter der die Überzeugungen einer oder mehrerer Religionen innerhalb einer Nation erlaubt werden. In Europa wurde die Idee der religiösen Toleranz im 16. Jahrhundert von humanistischen Intellektuellen eingeführt; die ersten waren Erasmus von Rotterdam und Thomas More, die die Harmonie zwischen den christlichen Konfessionen behaupteten. Es gibt in der vergangenen Geschichte einige bekannte Beispiele der Toleranz und Religionsfreiheit. Die Mailänder Vereinbarung oder auch Toleranzedikt von Mailand, erlässt im Jahr 313 vom römischen Kaiser Konstantin der Große, ist beispielsweise ein perfekter Beweis der Toleranz im religiösen Bereich. In der Tat erkannte dieses Edikt das Christentum wie religio licita, oder auch gesetzliche Religion, an. Deshalb wurde die neue Religion neben den traditionellen römischen Kulten akzeptiert. Ein anderes historisches Beispiel von so genanntem Toleranzedikt ist das Edikt von Nantes, erlässt im Jahr 1598 in Frankreich vom französischen König Heinrich IV. von Navarra. Dieses berühmtes Edikt gewährleistete den Hugenotten Bürgerrechte und Freiheit. Ein zeitgenössisches und sehr interessantes Beispiel der religiösen Toleranz ist das Sultanat Oman, wo alle Religionen ihre eigenen Stätte haben und respektiert werden. Außerdem ist dieses Sultanat gegen Gewalt, deshalb ist das Sultanat der arabischen Koalition bei den Zusammenstößen zwischen Jemen und Syrien nicht beigetreten und ist ein Vermittler im Dialog zwischen Ost und West geworden. Battaglia Giulia e Semperboni Ilaria.
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L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell'illuminismo. Con queste prime sferzanti frasi esordisce Immanuel Kant nella sua celeberrima risposta alla domanda: “Che cos’è l’illuminismo?”; allo stesso modo, Gotthold Ephraim Lessing cerca di svincolarsi dai rigidi dettami poetici al fine di permettere ai suoi lettori di sviluppare e perfezionare il senso critico, insito in ognuno di noi. Nel complesso intreccio di relazioni che intesse la trama di Nathan der Weise è di fondamentale importanza comprendere l’ambientazione estremamente particolare: Gerusalemme, città veicolare delle tre grandi religioni monoteiste, ovvero il cristianesimo, l’ebraismo e l’islamismo. Mentre, per quanto riguarda il tempo, le azioni si svolgono durante la Terza Crociata, quella presunta guerra “santa” (un ossimoro intrinseco), durante la quale i templari cercano invano di liberare la città santa dalla presenza musulmana. Come si evince dal titolo stesso, Nathan, il protagonista del libro è considerato da tutti un uomo estremamente saggio; la descrizione che Lessing fornisce di Nathan, un ebreo, è atipica, dimostrando così, già dall’inizio, il suo forte messaggio di tolleranza. Un altro importante personaggio è un templare, l’unico superstite di un gruppo di cavalieri cristiani; quest’ultimo, dopo aver visto una casa in fiamme, decide, senza alcuna esitazione, di entrare nella suddetta dimora, salvando in questo modo una giovane fanciulla: Recha, figlia adottiva cristiana di Nathan. Saladino, altro personaggio interessante e di estrema importanza nel contesto dell’opera, oltre che figura storica realmente esistita, concede la grazia al templare in virtù della somiglianza dello stesso con suo fratello Assad, scomparso ormai da tempo. Ed è proprio con Saladino che Nathan, l’ebreo saggio ed estremamente lungimirante per antonomasia, discorre su quale sia, tra le tre dominanti a Gerusalemme, la religione monoteista più vera ed autentica. L’episodio si va a collocare nel terzo atto del dramma: il sultano illuminato mette Nathan alla prova, domandandogli quale delle tre grandi religioni monoteiste (ebraica, cristiana ed islamica) sia, a suo dire, la migliore in assoluto, nel tentativo, nemmeno troppo velato, di testare il livello di saggezza del mercante. L’ebreo, dimostrando un acutissimo spirito di osservazione, evita prontamente il tranello, dando prova del proprio buonsenso con una breve parabola, la cosiddetta Ringparabel in tedesco, la parabola dei tre anelli. In breve: vi era una volta in Oriente un uomo che possedeva un anello, il quale aveva lo straordinario potere di rendere grato a Dio e agli uomini chi lo portasse con fiducia. Non volendo che il prezioso monile finisse nelle mani di qualcuno estraneo alla sua casa, l’uomo lo donò al figlio più amato e lasciò scritto che tale tradizione si perpetrasse nei secoli. Tale usanza venne in effetti rispettata da tutti i capifamiglia, sino al momento in cui uno dei suoi discendenti non ebbe tre figli e questi erano talmente obbedienti verso di lui, che egli non poteva fare a meno di amarli tutti in egual misura. Egli pertanto promise, in vita, l’anello a tutti e tre e così, prima di morire, fece costruire due copie identiche e diede ad ogni figlio un anello. I tre anelli erano dunque totalmente indistinguibili l’uno dall’altro ed era impossibile provare quale fosse quello autentico, così come è impossibile, per noi, determinare quale sia la vera fede. I tre fratelli, dunque, litigarono e si recarono da un giudice per risolvere la diatriba, in quanto ognuno dei tre pretendeva di essere il signore del casato. Il giudice, uomo modesto ma incredibilmente saggio, lesse il gesto paterno come un grande ed inestimabile atto d’amore e consigliò loro di agire come se ognuno di essi avesse il vero anello, aiutando le proprie virtù naturali con carità e devozione a Dio. Il giudice, infine, invitò i discendenti dei tre fratelli a tornare dopo mille e mille anni in quel tribunale, quando un suo successore, sicuramente più saggio di lui, avrebbe preso il suo posto sul seggio e sarebbe stato in grado di fornire una risposta alla questione. Lessing, dunque, con questa celebre e breve parabola, ci esorta ad accettare la pluralità delle fedi e a celebrare senza timore la tolleranza religiosa, senza disprezzare le altre religioni, in un messaggio di amore e rispetto che è attuale oggi, tanto quanto lo era nel 1779 (anno di pubblicazione dell’opera). In questo pertanto consiste la saggezza di Nathan, ampiamente riconosciuta dallo stesso Saladino: non bisogna elevare una delle tre religioni rivelate a fede più vera, ma è fondamentale riconoscerle tutte come portatrici di un monito d’amore, come un invito ad operare nel bene e ad accettare le diversità altrui senza distinzioni, rifiutando il fanatismo (rappresentato dalla figura del patriarca) e tentando di impiegare la propria vita e le proprie capacità al servizio di sè stessi e degli altri. Il messaggio di tolleranza di Lessing, inoltre, non si limita e non si chiude semplicemente sulla parabola dei tre anelli, ma ispira tutta l’opera, da cima a fondo, dal momento che tutti i protagonisti si riscoprono, infine, parte di una medesima grande famiglia, pur appartenendo a tre differenti religioni. Recha ed il templare, infatti, si riscoprono fratelli, separati alla nascita e infine ricongiunti presso la corte del Sultano; il templare scopre di essere nipote di Saladino, figlio di suo fratello Assad, che era fuggito in Occidente, dopo essersi innamorato di una cristiana; infine Recha, nata come cristiana, è stata invece adottata da Nathan, un ebreo, e cresciuta come un’ebrea lei stessa, in ricordo dell’amicizia che legava il padre biologico, cristiano, e quello adottivo, ovvero Nathan, di fede ebraica. Tramite lo svelarsi di tutti questi legami di parentela accuratamente celati al lettore, infine, si palesa l’assurdità delle distinzioni e dell’intolleranza religiosa, senza la quale questa grande e collettiva famiglia può finalmente riunirsi in un abbraccio dopo lunghi anni di separazione. Un altro tema fondamentale del romanzo è quello riguardante la devozione a Dio, che in tedesco si traduce con un’unica parola “Ergebenheit”. Ci sono voluti ben 217 anni, quando nel 1996 Friedrich Niewöhner l'ha menzionata in un articolo di giornale della Casa Bianca, per capire che la parola islam, come a Lessing era già ben noto, è una parola araba che significa devozione a Dio. È sorprendente notare che solo nella tradizione musulmana la formulazione ha davvero una traduzione letterale; Lessing, esperto conoscitore del linguaggio, dimostra di essere al corrente del significato della parola islam, in quanto, in una della sue note, egli scrisse che significava lasciare la parola alla volontà di Dio. Si può quindi presumere che, usando questa parola, l’autore desideri intenzionalmente fare riferimento all’Islam. Facendo ciò, Lessing valorizza teologicamente e culturalmente la cultura islamica, cercando di rimuovere quei pregiudizi (presenti ancora oggi) in merito ai musulmani. Gotthold Ephraim Lessing è dunque, a tutti gli effetti, un sostenitore e divulgatore della tolleranza, a trecentosessanta gradi. In conclusione, in un mondo come il nostro, in cui tutti cerchiamo costantemente di dare un senso alle nostre esistenze, trovando una via per la felicità, ma la tempo stesso comprendendo e scoprendo quanto si discosta da noi, Lessing ci invita ancora oggi a riunirci tutti insieme in un grande abbraccio, come quello della famiglia ritrovata alla fine della sua opera, per celebrare la coesistenza pacifica che lui ci mostra come assolutamente possibile, non solo tra differenti culti, ma tra modi di vivere e mondi differenti che risultano alla fine uniti, non separati, con le loro singole unicità. Ilaria Semperboni e Ambra Roggerini Deutschland ist ein säkularer Staat und schützt daher die Religionsfreiheit. Nach dem vierten Artikel des deutschen Grundgesetzes sind die Freiheit des Glaubens und des Gewissens unverletzlich. Es gibt keine Staatsreligion und alle können entscheiden, an welcher Religion zu glauben.
In Deutschland gibt es deshalb keine religiöse Diskriminierung. Um ein Beispiel anzuführen, sind zwei Mitglieder des Bundestags islamischen Glaubens, ein Abgeordneter gehört der russisch-orthodoxen Kirche und weitere sind Atheisten. Aus diesem Grund spielt die religiöse Toleranz eine wichtige Rolle, um ein friedliches Zusammenleben unter Abgeordneten zu garantieren. Ein originelles Zimmer des Reichstagsgebäudes ist der Religionsraum, besser gekannt als Andachtsraum, den der düsseldorfer Architekt Günther Uecker entworfen hat. Dieser Raum ist als überkonfessioneller Andachtsraum konzipiert, der sich dem Dialog mit allen Religionen öffnet. Deshalb ist er ein perfektes Beispiel der religiösen Toleranz des deutschen Staates. Dort kann man ein Kruzifix, aber auch Objekte von anderen Religionen, wie zum Beispiel einen Gebetsteppich der Muslimen oder auch einen Armleuchter für die Juden finden. Diese liturgischen Gegenstände befinden sich in einer Wandvitrine im Vorraum. Während der sogenannten Sitzungswoche klingen die Glocken des Kölnsdoms, die registriert sind, jeden Donnerstag und Freitag um 8:35 und sie fordern die Abgeordneten zu einer Überlegung auf. Das heißt, dass alle dort frei beten können und wenn man Atheist ist, kann man dort Zeit verbringen, um einfach zu überlegen. Als wir in diesen Raum des Reichstagsgebäudes reinkamen, haben wir ein starkes Gefühl der Freiheit erlebt. Unsere Führung hat uns erklärt, dort seien alle Menschen frei, ihren Glauben zu äußern. Wenn man christlich ist, kann man ein kleines Kreuz mitnehmen und damit beten. Wenn man Muslim ist, kann man einen Teppich nehmen und so weiter mit allen Religionen. Eine nach Osten gerichtete Treppenstufe weist Anhängern der drei monotheistischen Weltreligionen (Judentum, Christentum und Islam) den Weg in Richtung Jerusalem und Mekka. An den Wänden hängen viele zeitgenössische Gemälde, die in unseren Augen den Gedanken fördern . Wir haben diesen Raum erstaunlich gefunden, weil wir nie einen so demokratischen Raum anderswo gesehen haben. Berlin ist das beste Beispiel der Freiheit und Offenheit über alle Aspekte, vor allem über den religiösen Aspekt. Wir konnten das bemerken, als wir auf Klassenfahrt dort waren. Jeden Tag haben wir gesehen, wie zahlreiche Kulturen in einer einzigen modernen Stadt friedlich zusammen leben können. Der Religionsraum, wo alle ungehindert nachdenken oder beten können, ist ein Beweis dieser Offenheit der Mentalität in Berlin und in Deutschland. Shari Brignoli, Valeria Zanotti, Sofia Mazza, Ambra Roggerini e Stefania Robecchi . Die Religionen spielen in unserer Gesellschaft, in den Familien, Schulen und den Betrieben nach wie vor eine prägende Rolle - nicht mehr nur eine oder zwei Religionen, wie über Jahrhunderte üblich, sondern in einer großen Vielfalt. Die sich daraus ergebende Verschiedenheit an Haltungen und Lebensentwürfen gehört in unserer globalisierten Welt zum Alltag. Seit der Reformation leben die katholische und die evangelische Konfession in Deutschland ziemlich friedlich nebeneinander. Die katholische Kirche hat rund 24 Millionen Mitglieder in 12.000 Gemeinden und die evangelische Kirche hat über 22 Millionen Mitglieder. In Deutschland wohnen auch 100.000 Juden und 4 Millionen Muslime. Außerdem stellen alle anderen Religionsgemeinschaften ca. 1 % der Bevölkerung, davon 270.000 Buddhisten, 100.000 Hindus, 10.000 Sikhs. Die Toleranz ist das Schlüsselwort, um in Frieden zu leben. Deutschland und vor allem Berlin möchte ein Projekt verwirklichen, um die Weltreligionen zu versammeln. In Berlin entstand ab 2019 etwas weltweit Einmaliges: Juden, Christen und Muslime bauen gemeinsam ein Haus, unter dessen Dach sich eine Synagoge, eine Kirche und eine Moschee befinden. Dort können ein Pastor, ein Imam und ein Rabbi beten. Das Projekt ist sehr teuer, 8,8 Millionen Euro sind zwar schon zusammengekommen, benötigt werden aber 43 Millionen. Trotzdem ist das “House of one” mehr denn je wichtig, weil Christen, Muslime und Juden im Namen der Religion kämpfen. Etwa im Nahen Osten, wo der islamistische Terror tausende Menschenleben kostete und auch selbst in Berlin, wo am 19. Dezember 2016 zwölf Menschen auf dem Weihnachtsmarkt an der Gedächtniskirche ermordet wurden, weil ein Lastwagen absichtlich in die Menge raste. Nach dem Anschlag beteten zusammen ein evangelischer und ein katholischer Bischof, ein Imam und ein Rabbiner. Die initiative hat die Idee des “House of one”,die vielleicht auch vom berühmten Theaterstück “Nathan der Weise” von Gotthold Ephraim inspiriert wurde. Das “House of one” ist jetzt im Bau auf dem Petriplatz in der Mitte Berlins, im Herzen der Stadt: . Ein Haus für alle!
Giorgia Arizzi |