Nel corso della storia della filosofia sono stati molti i pensatori che si sono occupati del vero significato del termine “tolleranza”; in particolare nell’opera “I saggi”, il filosofo francese Montaigne riflette riguardo all'atteggiamento dei conquistatori europei nei confronti degli abitanti dell’America centrale. Relativamente a ciò egli elabora il concetto di relativismo culturale secondo cui non esiste una cultura superiore alle altre e di conseguenza è necessario sviluppare un atteggiamento di rispetto nei confronti di ogni cultura. Montaigne sostiene che i popoli considerati dagli europei selvaggi siano quelli più autentici, semplici e veri in quanto non ancora corrotti dal progresso. Selvaggio assume, quindi, il significato positivo di naturale, intatto, non influenzato dalla civiltà. Queste popolazioni "diverse" per usi e costumi, appartengono comunque alla stessa natura umana. Il filosofo idealizza la vita selvaggia e afferma che noi, considerati più civilizzati, non abbiamo il diritto di giudicare le altre popolazioni in quanto, in assenza di un criterio razionale, veramente universale, dobbiamo accontentarci di riconoscere la relatività dei nostri punti di vista. Fondamentale secondo Montaigne è ragionare con la propria testa e non agire basandosi su ciò che la gente dice. Egli sostiene che non esiste alcuna differenza tra gli uomini, tra i diversi Paesi e continenti; ognuno ha le proprie tradizioni e costumi. Gli altri hanno avuto una storia diversa dalla nostra e questo li rende sotto alcuni aspetti differenti, ma è un diverso positivo, perché solo in questo modo siamo eterogenei; queste nostre usanze ci rendono unici e creano un mondo esclusivo con le sue diverse sfaccettature. Non esiste un governo perfetto, un’usanza perfetta o una decisione perfetta e di conseguenza non ha senso non tollerare basandosi sul proprio metro di giudizio, fondato sulla propria esperienza sociale e politica. Gli unici parametri corretti sono quelli della ragione e della verità, perché se per noi i selvaggi sono gli altri, per questi ultimi gli “altri”, i diversi, siamo noi, noi che pensiamo di essere quelli esemplari. Il concetto chiave sostenuto da Montaigne è che è insensato da parte nostra parlare di “selvaggio” proprio per lo stesso motivo per cui è insensato parlare di frutti selvatici, quando questi sono stati prodotti dalla natura e non sono stati alterati in alcun modo, mentre con questo aggettivo dovrebbero essere definite le virtù che noi stessi abbiamo modificato e adattato alla nostra corruzione. Per rendere l’argomento più semplice è possibile fare un esempio attuale: molte volte gli stranieri, soprattutto gli immigrati, vengono descritti come persone incivili, quando le differenze tra noi e loro sono concretamente poche, infatti alla base di questi pensieri c’è solo la convinzione di essere migliori di chiunque sia cresciuto in un luogo diverso rispetto al nostro, con una cultura e usi differenti, ma questo non determina un’effettiva inferiorità loro, come non sono sbagliate le nostre tradizioni rispetto alle loro. Come aveva già sottolineato Montaigne, infatti, non esiste una cultura o un governo più giusto di un altro, perché ciascuno ha ragioni storiche e politiche ben precise per esistere e sarebbe insensato parlare di migliori e peggiori quando i contesti e le vicissitudini alla base sono differenti.
Battaglia Giulia e Alessia Schena.
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Hallo Leute, da wir hier im Forum über die Toleranz schreiben, möchte ich nun auch meine Meinung dazu äußern.
Ich lerne Fremdsprachen seit fünf Jahren und ich habe gelernt, dass es unerlässlich ist, vorurteilsfrei zu sein. Ich habe einige Erfahrungen erlebt, die mir viel gelehrt haben. Um ein Beispiel anzuführen, habe ich an einem Seminar in der Akademie in Otzenhausen teilgenommen. Ich habe eine Woche mit Schülern und Schülerinnen aus Deutschland und aus Frankreich verbracht. Dort haben wir über ein sehr aktuelles Thema gesprochen, und zwar “die Werte Europas”. Während des Seminars haben wir auch einen multikulturellen Abend organisiert: Jede Schule hat ihre nationalen kulinarischen Spezialitäten vorgeschlagen und etwas über das Alltagsleben erzählt. Es hat uns viel Spaß gemacht und wir haben ein Motto geprägt: ”Die Verschiedenheit als Reichtum!” Dank solcher Erfahrungen habe ich gelernt, Wert auf Verschiedenheit zu legen. Ich bin überzeugt, dass Vielfalt ein Fundament von Toleranz ist. Was haltet ihr davon? Habt ihr Erfahrungen wie meine erlebt? Ich warte auf eure Antwort! Tschüss Sofia |